Project

FAVOLE SENZA FILI + 1

Cinque personaggi, imbrigliati all’interno di una mente che non riesce a dargli corpo e forma. Quattro personaggi fantastici, un narratore in crisi, che li osserva e li detesta, che li cancella e li riscrive. Un narratore che si nasconde dietro le imperfezioni dei suoi personaggi che, nient’altro sono – come sempre accade in un processo creativo -, delle sue emanazioni. Il suo sguardo sul mondo.

Ma la fantasia, si sa, ha le sue inafferrabili ragioni: quei personaggi, imperfetti e irrisolti esistono, solo per il fatto di
essere stati scritti. Sono inizialmente involucri stilizzati che si muovono soltanto per necessità: ripercorrono la loro storia in modo sempre identico, senza uno scopo. Senza uno sforzo fantastico è per loro impossibile intraprendere nuove
strade e iniziare nuove avventure…hanno bisogno di lettori, hanno bisogno di pubblico, hanno bisogno di
qualcuno che creda ancora in loro. Non fanno caso l’uno all’altro, vivono nei gesti assoluti della loro più intima essenza: il tratto di chi li ha scritti, immaginandoli. Ma scrivere e immaginare un personaggio significa restituirli al mondo, raccontarlo in ogni orecchio, lasciare che gli altri si specchino nella loro storia e che si compia il piccolo
miracolo della fantasia.
Ed è solo quando il narratore ha il coraggio di immergersi totalmente in quel mondo, imparando a dialogare con i
suoi personaggi che si accende quella scintilla capace di generare nuovi mondi e nuovi altri ancora. Noi, li chiamiamo favole.

 

NOTE DI REGIA

 

FAVOLE SENZA FILI, perché crediamo che le storie – le favole – non dovrebbero mai avere briglie.

+1 perché crediamo che le favole, quando le racconti, non sono mai sempre le stesse: perché ogni storia è fatta di qualcuno che racconta e qualcuno che ascolta, e quindi cambia continuamente.

FAVOLE SENZA FILI +1 è il primo passo verso la costruzione di un progetto artistico e formativo a lungo termine che la neo-compagnia FUNA dedica alle favole con l’intento di recuperare quel rituale antico del “raccontare storie” ormai troppo spesso soppiantato dall’iperrealismo della tecnologia del nostro tempo.

In questo senso, FAVOLE SENZA FILI +1 è la storia dello sforzo che il mondo immaginario richiede per essere abitato. Uno sforzo che riguarda tanto il Narratore quanto l’Ascoltatore, entrambi intesi anche come artista e spettatore. L’obiettivo principale è stato, fin dal principio, ricercare gli archetipi umani nascosti all’interno dei personaggi fantastici di Rodari, per esaltarne tanto la potenza quanto la fragilità. Ogni personaggio viene infatti esplorato sia nella sua singolarità, come individuo unico con un proprio obiettivo e un proprio percorso, sia nella sua collettività, dove riesce a elevarsi e a ritrovare una dimensione più profonda.

La storia parte da un momento di caos: si indaga quel momento fondamentale del processo creativo in cui il Narratore deve scegliere se lasciar andare i suoi personaggi, renderli liberi restituendoli al mondo esterno, allo spettatore appunto.

Un momento che spesso ha in sé la rabbia e la frustrazione di non riuscire a comprendere fino in fondo le ragioni della propria creazione o, meglio, di non riuscire a restituire all’esterno il significato più profondo della propria opera che diventa visibile solo quando il Narratore ha il coraggio di elevarsi per immergersi totalmente nel mondo fantastico.

Quello tra i personaggi e il Narratore è quindi un rapporto che inizia a costruirsi e a rendersi visibile dal momento in cui i primi riescono a staccarsi dal cordone ombelicale di chi li ha creati, esigendo di poter esprimere la loro natura.

Il Giovane Gambero, Alice Cascherina, Il Topo di Biblioteca e Il Gatto, in una prima parte, si muovono – danzando – come imbrigliati nella necessità di esprimere esclusivamente il tratto di chi li ha scritti: sono esseri stilizzati e senza volontà. È nel momento in cui il Narratore entra in contatto con loro che sono capaci di evolversi e riescono ad esprimere la propria  essenza, sia come esseri singoli che come collettività, in modo armonico. L’utilizzo della danza aerea diventa simbolo della possibilità di elevarsi attraverso un lavoro collettivo che non riguarda più un’unica storia ma quella di tutti, un’intera comunità di sognatori pronta a saltare verso l’alto.

La commistione di linguaggi scelta, da quello della danza a quello del teatro di prosa, da quello della musica a quello della danza aerea, ha come obiettivo quello di coinvolgere lo spettatore in modo profondo, andando a stimolare la partecipazione con diversi mezzi espressivi.

Ogni parola e ogni gesto, vivono in armonia senza prevaricarsi, come un sasso nello stagno nel paradigma delle pratiche corporee e artistiche della compagnia. L’onda radicale e anticonformista dell’opera dello scrittore infrange, dunque, la sospensione di questo preciso momento storico in cui sembra necessario rinnovare quel patto di collaborazione e partecipazione tra chi crea arte e chi ne fruisce.

I testi originali sono stati scritti e realizzati cercando, dunque, di inserirsi in modo organico e poco invasivo all’interno dell’opera, riprendendo concetti della poetica di Rodari e adattandoli al contesto narrativo dell’intero progetto, con l’obiettivo di restituire alla storia una dimensione più ampia.

 

 

Mi ricordo quando ho capito la differenza tra l’inganno e l’illusione.

È una linea fredda e sottile. È gelata. Spessa meno di un filo di cotone e lunga più di

quelle strade che non portano da nessuna parte.

Quel piccolissimo minuscolo irrisorio confine capace di dividere il noi dal loro,

capace di separare lo spazio abitato dallo spazio vissuto, le cose dalle idee delle

cose, le necessità dai bisogni.

Che se poi facciamo quel piccolissimo minuscolo passo allora ci rendiamo conto che siamo abitanti di un unico immenso posto in cui c’è spazio per le più svariate peripezie. Ci sono i colori, le corse a perdifiato, gli staccapanni, le case di gelato, gli omini di burro. C’è il tempo, si viaggia tra le stelle, piovono confetti, si costruiscono addirittura macchine per costruire arcobaleni.

 

LINK AL TRAILER

Regia e coreografia : Marianna Moccia

Aiuto regia: Sara Lupoli

Drammaturgia: Martina di Matteo

Performer: Maria Anzivino, Chiara Barassi, Alessia di Maio, Valeria Nappi, Viola Russo

Musiche: Valerio Middione, Giuseppe di Taranto, Alfredo Pumilia

Scene: Marcella Mosca

Video e foto: Sabrina Cirillo

Costumi: Dario Biancullo

Scene: Marcella Mosca

Produzione: FUNA

Con il sostegno di: Teatri associati di Napoli, Art garage, Ex Asilo Filangieri

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